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Centro Historico - Recensione

09/11/2012 | Recensioni
Centro Historico - Recensione

Sezione CinemaXXI. Fuori Concorso.

Il cuore di una città, la sua anima, il suo presente, il suo passato.
Centro Histórico ha aperto, fuori concorso, la sezione “CinemaXXI” del Festival Internazionale del Film di Roma del 2012, nuova linea di programma “progressista” che il Festival dedica all’esplorazione delle nuove correnti e dei nuovi linguaggi del cinema mondiale.
L’opera è composta da quattro episodi firmati da quattro diversi registi nell’ambito dei progetti sviluppati per “Guimarães Capitale Europea della Cultura”. Al film fanno da pendant due programmi composti ognuno da tre cortometraggi, Histórias de Guimarães e Guimarães Trasversal entrambi presenti nella sezione “CinemaXXI”.
Centro Histórico è composto da quattro segmenti molto diversi tra loro e corrispondenti ad altrettante diverse visioni del cinema. A questo proposito i produttori hanno motivato la loro scelta di girare il film: “Mentre giravamo per la moderna Guimarães, la città dov’è nata la nazione portoghese, ci siamo chiesti: ‘Che storie ha da raccontarci?’. Perché le cose non sono quelle che sembrano: le dimensioni multiple della storia possono prendere avvio sia dalla realtà che dalla finzione. E dunque abbiamo scelto queste storie”. 
Il primo episodio, O Tasqueiro (Tavern Man), reca la firma del maestro finlandese Aki Kaurismaki (L’uomo senza passato, Luci della sera, Miracolo a Le Havre) e segue la giornata lavorativa di un oste solitario nel centro di Guimarães. Lo stile è minimalista, asciutto, pervaso da una sottile ironia nostalgica (accentuata dall’uso delle musiche) in cui il tocco del regista finlandese è evidente.
Il secondo frammento, Lamento da Vida Jovem (Sweet Exorcist) è diretto da Pedro Costa (Nella stanza di Vanda, Memories realizzato con Eugène Green) e ripropone la figura del soldato Ventura, operaio capoverdiano della periferia di Lisbona già protagonista del film Juventude em marcha che, mentre i giovani capitani guidano la rivoluzione nelle strade, resta bloccato nell’ascensore di un ospedale. L’andamento è quello teatrale tipico di una pièce del “teatro dell’assurdo”, chiuso nello spazio claustrofobico di un ascensore che diviene luogo neutro della narrazione tra realtà e ricordo. Una storia di straziante e dolorosa memoria chiusa in uno spazio surrealista fortemente simbolico.
Il terzo episodio, Vidros Partidos (Broken Windows), è diretto da Victor Erice (El sol del membrillo La mort rouge) e si svolge interamente dentro quella che oggi è nota come “la  fabbrica delle finestre rotte” di Rio Vizela, un tempo la più grande industria tessile d’Europa che fu attiva dal 1845 al 2002, anno della sua chiusura.
Nel quarto frammento, O Conquistador Conquistado (The Conquered Conqueror) di Manoel de Oliveira, un gruppo di turisti in visita nella città vecchia di Guimarães si ferma a contemplare e a fotografare la statua di bronzo del ‘Conquistatore’ della città Alfonso Henriques che la liberò, rendendo il Portogallo indipendente nel 1140. Il ‘Conquistatore’ fu eletto primo re del Portogallo. I turisti ‘assediano’ il monumento diventando i veri ‘nuovi conquistatori’ del vecchio condottiero.
Diversi registri narrativi e stilistici si alternano nei quattro episodi: il disincanto, il dolore, la guerra, il lavoro, la storia passata e presente. Dopo la poesia surreale del primo, il secondo episodio colpisce per una narrazione chiusa, asfittica, teatrale e fortemente drammatica. Il terzo episodio, tutto racchiuso nell’ex refettorio di una fabbrica dove gli ex dipendenti man mano si siedono e rilasciano le loro testimonianze ripresi a camera fissa, spiazza e commuove. Ma su tutti svetta il delicato e ironico tocco finale del quarto frammento firmato dal grande vecchio Manoel de Oliveira (classe 1908). Chi non sognerebbe, oggi, dopo aver superato alla grande il giro di boa dei cent’anni, di avere ancora un simile sguardo leggero e poetico sul nostro passato, sul nostro presente, sul nostro futuro?

Elena Bartoni

 


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